San Paolo esordisce oggi nella seconda lettura con "fratelli, voi non siete sotto il dominio della carne, ma dello spirito" (Rm 8,9.11-13). Quasi un promemoria rispetto a quello che siamo in grado di fare anche senza passare dal corpo: un tema interessante in questi tempi di distanziamento.
Siamo immersi in un costante paradosso nel nostro goffo tentativo di mantenere il distanziamento sociale. Ma di quale distanziamento siamo oggi costretti? Interroghiamoci sul significato dell'espressione "distanziamento sociale" e domandiamoci se esso sia corretto.
Il dizionario Treccani, alla voce "sociale", riporta, tra le varie: b. Che riguarda la società umana, che ha attinenza con la vita dell’uomo in quanto partecipe di una comunità e
c. Che riguarda l’ambiente in cui si vive, le persone con cui si è a contatto.
Forse sarebbe utile tenere separate queste due definizioni: la seconda riconduce a un sociale inteso come ambiente, che può essere adattato, la prima invece parla in modo più esteso di comunità.
E' strano non essere disinvolti nel passare con cognizione da un piano all'altro, visto che siamo immersi, tutti in qualche misura, in un mondo social, che promette di creare comunità senza passare dalla vicinanza fisica...
La nostra comunità da cosa è costituita? Ci serve la vicinanza, ma siamo in grado di tenere salda la nostra comunità in maniera resiliente anche se sottoposti a un distanziamento? Siamo in grado di distinguere il distanziamento fisico da quello sociale?
[SP]
Paola Cereda parla di come il distanziamento fisico non dev’essere anche sociale. Paola Cereda su come ripartire dall’arte e dalle piccole comunità. Link a Il libraio.it
Kommentare